servizi, processi e digital transformation

Le metafore che ascoltiamo oggi per affermare l’organization design fanno riferimento non solo all’ingegneria e all’architettura, ma anche agli studi linguistici, accomunando la teoria organizzativa alla grammatica. La metafora grammaticale induce a riflettere sulle infinite possibilità combinatorie legate alle diverse culture in cui le lingue, come gli attori organizzativi, sono radicate. Nel funzionamento organizzativo assumono sempre più rilevanza le dimensioni soft e latenti.

Sempre più di frequente sentiamo emergere dal management il bisogno di arricchire di contenuti di eccellenza tutti i processi di produzione e di erogazione di servizi, siano essi interni che diretti al mercato. Lo studio dei processi è un utile modo per scovare la natura non produttiva di strutture produttive, e rappresenta un percorso logico/metodologico che può essere di notevole supporto nelle scelte di riallocazione ed efficientamento delle scarse risorse disponibili. Il paradigma fondamentale dell’approccio sta nel creare le condizioni per il miglioramento accrescendo tra gli operatori di processo la capacità di auto­regolazione, affinchè siano in grado di fare fronte sia alla gestione di “varianze” ed eventi non previsti, che alla gestione del disservizio.
Si tratta di affiancare a procedure organizzative o tecnologie, modalità, meccanismi o protocolli capaci di far emergere e regolare comportamenti atti alla cooperazione interfunzionale. La tecnologia riscopre la propria funzione di supporto all’agire umano, e contributo al miglioramento della comunicazione e della cooperazione interfunzionale.
In altri termini, un paradigma d’intervento capace di produrre cambiamenti organizzativi permanenti e sempre appropriati rispetto al sistema degli obiettivi, ove strutture, tecnologie e risorse umane, convivano in un nuovo equilibrio.