Per un nuovo Patto Sociale sulla produttività e la crescita
– eliminazione delle posizioni di rendita, indispensabile per incentivare gli investimenti produttivi;
– investimenti nelle nuove tecnologie, nel capitale organizzativo e nello sviluppo delle competenze.
Se la prima condizione è il presupposto, la seconda offre le moderne ‘chiavi’ per dischiudere la dinamica della produttività. In aggiunta, è ormai largamente documentato il grande impatto sulla produttività delle cosiddette ‘nuove pratiche di lavoro ad alta performance’ (NPL), pratiche che devono essere adottate ‘in grappolo’ (non singolarmente e isolatamente l’una dalle altre) se si vogliono ottenere risultati positivi, e che includono fra le altre coinvolgimenti e ‘buone’ relazioni industriali.
L’introduzione delle cosiddette NPL avviene attraverso la riorganizzazione dei luoghi di lavoro, che si concretizza in una serie di cambiamenti tanto nel capitale fisico (investimenti in nuove tecnologie, ICT) quanto in quello organizzativo (organizzazione per processi piuttosto che per funzioni, riduzione dei livelli gerarchici e generale processo di decentramento dei poteri verso i livelli medio-bassi: maggior coinvolgimento dei singoli lavoratori e dei rappresentanti sindacali, lavoro di squadra, aumento della responsabilità e della conseguente discrezionalità a livello mediobasso, formazione di tipo cognitivo e relazionale, incentivi legati all’apprendimento).
Gli investimenti nel capitale organizzativo danno luogo ad un processo virtuoso di sviluppo delle competenze, innescato dagli apprendimenti che si realizzano nell’ambito di ‘comunità di pratica’ al cui interno si fa largo ricorso alle conoscenze
‘tacite’ possedute dai lavoratori.
Il fulcro di questo nuovo approccio è però costituito dalla stretta complementarità tra investimenti in beni tangibili (nuove tecnologie) e intangibili (nuove pratiche di lavoro), da cui scaturisce la maggior propulsione alla crescita della produttività e della performance.
E uno dei presupposti degli investimenti nel capitale organizzativo è costituito dalla stabilità dei rapporti di lavoro, indispensabile per un maggiore coinvolgimento dei lavoratori nei processi di decisione e di gestione del cambiamento. …….
Il grave problema di produttività di cui il nostro apparato soffre è il risultato non solo di infrastrutture inefficienti ma anche, e soprattutto, di una ‘trappola’ culturale che vede nella tecnologia il principale o l’unico marchingegno della performance. Le macchine, per quanto sofisticate, non possono sostituire la volontà, le conoscenze e l’applicazione di chi le utilizza. ……
– da un lato, i lavoratori possono rendersi disponibili nei confronti dei programmi di
riorganizzazione e di coinvolgimento, a patto che le organizzazioni sindacali proteggano le loro prospettive occupazionali e di carriera;
– dall’altro, le negoziazioni e gli accordi con i manager aziendali possono rendere l’introduzione delle nuove pratiche lavorative meno costosa, dal momento che non c’è la necessità di trattare e di vincere la resistenza al cambiamento di ogni singolo lavoratore. …..
Le indicazioni a livello generale devono costituire la cornice all’interno della quale – a livello decentrato – gli attori si impegnano a negoziare gli elementi organizzativi di ambiamento da implementare, e ad individuare il protocollo lavorativo/comportamentale specifico dell’impresa (il come fare, piuttosto del cosa fare), per favorire lo sviluppo delle competenze, condizione indispensabile per la costruzione di un vantaggio competitivo dinamico e duraturo.
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