L’anomalia italiana – che rappresenta uno degli ostacoli sulla via del recupero della produttività di sistema – sta nella struttura dell’industria manifatturiera per classi dimensionali: molte piccole imprese, poche medio-grandi (vedasi tabella in fondo). Le imprese manifatturiere con meno di 50 addetti coprono 55% degli occupati contro 35% media EU-15 (Spagna 51%, Portogallo e Grecia 46%). Purtroppo essere piccoli non è sempre bello …..ma soprattutto impedisce di essere innovativi, competitivi, e conseguire adeguati livelli di produttività…
Una riflessione in merito l’ha riportata F. Onida nell’ambito di un Seminario Astrid (9/2012). Onida elenca alcuni importanti limiti delle imprese di minore dimensione:
· minor livello e tasso di crescita produttività del lavoro (Pagano-Schivardi 2001)
· minori investimenti fissi per addetto
· minor retribuzione per addetto e conseguente minor attrazione di forza lavoro qualificata
· minori investimenti ICT, minor propensione ad adottare tecnologie gestionali basate su codifiche e standard informativi (Trento-Warglien e Fabiani-Schivardi-Trento 2003, da dati INVIND Banca d’Italia)
· minori investimenti in R&S (dati OCSE, spesa e numero ricercatori)
· minori innovazioni di prodotto e organizzativo-gestionali,
· minor capacità di intraprendere forme di internazionalizzazione più attiva, che non sia la pura esportazione (Osservatorio Capitalia sulle PMI 2005)
· minori investimenti in capitale umano (Traù 1999, Bugamelli-Pagano 2003)
· maggiori barriere all’entrata come esportatori in mercati lontani/difficili (sunk cost of export) (Bugamelli-Infante 2003)
· maggiore instabilità come esportatori e minor numero di mercati (ICE-ISTAT).
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