La talentuosità in natura si coltiva come gli ortaggi
La gestione delle persone, dopo più di cento anni di storia, di studi, di teorie, di esperienze, è ancora e tuttora impregnata di slogan e di affermazioni generiche, imprecise, scorrette, e che non aiutano né a capire né a fare.
“…le persone sono una risorsa strategica….”. Vero; infatti senza gli schiavi gli egiziani non avrebbero costruito le piramidi l’imperatore romano non avrebbe fatto lo sci d’acqua, e gli americani non avrebbero coltivato la canna da zucchero. Finiti gli schiavi la canna da zucchero non c’è più.
“..sono le persone che fanno la differenza…”. Vero, ma è difficile pensare che il destino abbia messo in Svezia tutti gli onesti che pagano le tasse, tutte le persone educate che non parcheggiano in doppia fila, tutti gli sportellisti cortesi. E che lo stesso destino abbia messo tutti gli altri in Italia.
“..dobbiamo fare la caccia ai talenti…”. Vero ed utile, ma non risulta che in Alitalia fossero tutti brocchi ed in Ferrero tutti geni.
“..ci vuole passione per il proprio lavoro…” . Vero, ma la passione le persone se la devono portare da casa, o deve venire dall’ambiente di lavoro, con leader trascinanti e traguardi sfidanti?
Insomma, dobbiamo cambiare il punto di partenza:
• le aziende non gestiscono le persone, ma i loro comportamenti
• la differenza non la fanno le persone, ma il modo in cui gestiamo le persone
• la qualità di un’organizzazione è figlia:
– della leadership generativa e trasformazionale
– della cultura competitiva diffusa
Le organizzazioni hanno bisogno di “talentuosità” più che di singoli talenti. Certo, un insieme di brocchi non fa una squadra che vince il campionato; ma con tanti campioni non sempre si fa una grande squadra.
L’Italia è piena di persone eccellenti, con profili e caratteristiche esemplari, ma manca una cultura diffusa dell’organizzazione, del sistema, delle regole, del rispetto e della solidarietà.
I manager italiani, individualmente, sono forse i più bravi nel mondo. Ma il management italiano no, …è tutt’altra cosa.
Allora come la mettiamo? Vediamo che cosa succede:
• gli italiani che buttano ancora la carta per terra, arrivati in Svizzera non la buttano più; in compenso gli svizzeri che arrivano in Italia la buttano
• in autostrada sfrecciano auto in corsia di sorpasso a 200 e sfiorano i malcapitati che ‘arrancano’ a 130 nella corsia centrale, con scambio di improperi da una parte e dall’altra; se ci si incontra invece in alta montagna ci si saluta, si cede il passo, ci si aiuta
• a scuola i ragazzi sono normalmente indisciplinati, ma quando arriva un certo professore (“Capitano, mio capitano”) sono tutti attenti e motivati
Insomma le persone sono ambivalenti; hanno in sé potenzialmente il bene ed il male, la prudenza ed il coraggio, l’amore e l’odio, il rimorso ed il rimpianto. Si comportano a seconda del contesto.
Le risorse in natura hanno due caratteristiche diverse : alcune si sfruttano, come ad esempio quelle minerarie; altre si coltivano come ad esempio quelle agricole.
Le persone fanno parte del secondo tipo di risorse, e vanno coltivate.
Sono capaci di apprendere quasi all’infinito. Sanno sacrificarsi per un sogno o per un ideale. Sanno produrre grande energia, che non inquina, è rinnovabile ed è a costo zero.
Ma ne deve valere la pena. La gestione organizzativa della talentuosità vale molto più dei talenti.
condividi questo articolo
This work is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-ShareAlike 4.0 International License.
I temi su cui lavoriamo
- change management
- innovazione e project management
- servizi, processi e digital transformation
- digital working, cooperative working, team
- apprendimento collaborativo e KM
- performance measurement
- valutazione e sviluppo HR
- coaching e formazione manageriale
- sostenibilità e corporate responsibility
- PNRR e riforma delle P.A.
I Dossier di Brain