Come cambiano le competenze manageriali nella società liquida: il manager solido

La percezione dei comportamenti agiti è tutt'altro. La classe dirigente che incontriamo quotidianamente, a tutti i livelli di responsabilità, dal Direttore al funzionario apicale,  appare totalmente immobile ed inebetita, e che "mollare, chiudere, sbarazzarsi" sia l'atteggiamento più diffuso.  Ciò è motivo di grande preoccupazione per il presente del nostro paese e per ciò che sarà delle future generazioni. La società "liquido-moderna" è una società nella quale le condizioni in cui operano gli individui si modificano prima che i loro comportamenti si possano tradurre e consolidarsi in abitudini e prassi.

Essa si modifica continuamente nella forma e nella direzione, pertanto le persone e le imprese non possono organizzare la propria vita nel medio e nel lungo periodo. Ciò che oggi è valido, in breve tempo non lo è più. Le variabili della società liquido-moderna sono quasi tutte incognite.

"La vita liquida è dunque una vita precaria vissuta in condizioni di continua incertezza" (Z. Bauman).
“La ricchezza deriva da un asset che le persone portano con sé: la conoscenza delle leggi del labirinto … in loro prevale l'accettazione del nuovo come buona novella, della precarietà come valore, dell'instabilità come imperativo, del meticciato come ricchezza" (J. Attali).
“Nella società liquido-moderna ciò che conta è la velocità, non la durata (Z. Bauman)
In questo contesto, il manager che voglia onorare fino in fondo il suo ruolo, perseguire la sua mission, contribuire al progresso sociale ed al benessere della propria comunità, come dovrà configurare il proprio ruolo di gestore di risorse, di quali competenze (conoscenze, abilità e capacità) dovrà essere dotato?
Sicuramente dovendo garantire la sopravvivenza della sua organizzazione nel tempo, ed avendo la responsabilità di mantenere intatte le condizioni di competitività, non potrà che sottolineare una differenza di valori rispetto all'agire quotidiano delle persone in una società dai valori volatili, dedita a consumare, incurante dell'avvenire, egoista e edonista, individualista, del "tutto, qui e subito”.
In un contesto liquido la vera ricchezza delle aziende non è più rappresentata dai macchinari o dal capitale finanziario, ma piuttosto dalle competenze aziendali, dalle conoscenze, dal know how, dalla capacità di soddisfare i propri clienti. Oggi la vera grande sfida delle imprese si gioca quasi esclusivamente nel campo delle idee, della capacità di coltivare il “brain”, l'immaginazione, la fertilizzazione delle conoscenze, l’innovatività. Quindi, rispetto al passato il ruolo delle persone nel processo di generazione di valore risulta enormemente aumentato.
Come conseguenza dovrebbero entrare a pieno titolo nel bagaglio delle competenze manageriali una notevole disponibilità mentale al cambiamento, la capacità di tramutare le minacce in opportunità, velocizzare i processi decisionali, intraprendere con entusiasmo nuove sfide, integrare i diversi apporti, produrre vision capaci di trascinare le persone verso nuove mete. Nel contempo sarebbe bene che restassero lontani da tale profilo altri atteggiamenti tipici di una società liquida come il gestire le diversità strumentalmente per conseguire fini personali anziché valorizzarle per un esito più favorevole alla comunità che si gestisce, trasformare la "leadership situazionale" in "comando all'occasione", "mollare, chiudere, sbarazzarsi" repentinamente di responsabilità, persone, rapporti umani e professionali.

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