Noi, come in una bottega rinascimentale, per la regola della cooperazione aperta e informale

Dalla lectio magistralis che R. Sennet terrà a Pordenone il 18 febbraio :

"Lo storico Jacob Burckhardt ..... celebrava gli uomini e le donne del Rinascimento che si muovevano da una ambiente all'altro, che sperimentavano culture diverse: nel processo, essi approfondivano se stessi. Come potremmo dire oggi, celebrava l'impatto della differenza sul sé. (...) C' era un aspetto pratico in questi valori umanisti incentrati sulla differenza,

che emergeva chiaramente nel laboratorio del Rinascimento. La bottega della gilda medievale, durante il XV e XVI secolo, si trasformò in un' istituzione più ampia: divenne un laboratorio aperto alla sperimentazione di materiali, attrezzi e delle nuove applicazioni della tecnologia. (...) La regola che governava il laboratorio agli inizi dell' età moderna diceva che la cooperazione informale e aperta era il modo migliore per fare esperienza della differenza. Ciascuno dei termini di questa regola ha la sua importanza. "Informale" significa che le relazioni fra le persone di competenze o interessi diversi sono ricche se confuse, deboli quando diventano un' interazione regolata, come le noiose riunioni che si svolgono su un rigido ordine del giorno. "Aperta" significa che si vuole conoscere l' altra persona senza sapere a cosa porterà questa conoscenza. Detto in altri termini, si vuole evitare le legge ferrea dell' utilità che stabilisce in anticipo uno scopo determinato - un prodotto, un obiettivo politico. La "cooperazione" è il termine più semplice e più importante. Si suppone che tutte le diverse parti traggano un guadagno dallo scambio, piuttosto di una parte che guadagna alle spese di altri. Nei laboratori hi-tech odierni, gli elementi di questa regola producono l' innovazione, proprio come facevano nei laboratori del tardo rinascimento. Ma il precetto sembra essere del tutto estraneo alla vita sociale e alle complesse differenze all' interno della società moderna....Burckhardt descriveva l' età moderna come "un' era di brutali semplificatori". Ma, dal suo punto di vista, l' epiteto "un' era di brutali semplificatori" suggerisce un paradosso: mentre le condizioni materiali della città si fanno sempre più complesse, le sue relazioni diventano sempre più grossolane. (...) Tuttavia, c' è una versione più brillante del paradosso, che è la seguente: il primo impulso ad usare uno strumento nuovo significa semplificare le relazioni sociali che esistevano prima. Al momento, noi ci troviamo proprio in quella condizione, credo. La nostra generazione sta vivendo una rivoluzione nella tecnologia delle comunicazioni, ma questa rivoluzione finora ha ridotto la qualità delle comunicazioni nella stessa misura in cui ne ha aumentato la quantità."

(da la Repubblica - 11 febbraio 2011)

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