Nudge : lo Stato che gestisce l'economia suggerendo le buone scelte

Sarà il "Nudge", la gentile, ma convincente spinta a fare le scelte giuste, senza imporle, che due autori americani, l'economista della scuola di Chicago, Richard Thaler, e il costituzionalista di Harvard, Cass Sunstein, hanno teorizzato in un libro (Nudge. La spinta gentile, Feltrinelli, pagg. 284) che è divenuto uno dei testi che Barack Obama ha letto e riletto, portandolo con sé durante la campagna elettorale.

Thaler, che pure viene dalla scuola di Chicago fatta grande dai liberisti e monetaristi ideologici da Hayek a Friedman, non crede più alla capacità miracolosamente autoregolante del mercato. Sunstein, che accanto alla sua formazione di costituzionalista coltiva e studia le teorie del comportamento umano, è convinto che la libertà di scelta e di "ricerca della felicità" garantita dalla Costituzione può condurre a scelte disastrose per l' individuo e per la collettività. Ecco allora la formula della spinta garbata, non la mano pesante dello "Stato mamma" che pianifica e predetermina le decisioni, condiziona e indirizza gli investimenti, ma convince, salvando l' autonomia e la libertà di tutti, a modificare comportamenti e fare le scelte migliori. È l' atteggiamento del buon padre, della madre saggia, del docente illuminato, in fondo socratico, che non dice all' allievo o al figlio "devi tornare a mezzanotte", ma che mette il proprio soggetto in condizione di capire che rientrare a mezzanotte e non fare la notte in bianco è meglio, più divertente, più utile. Lo hanno chiamato "liberismo paternalista". Spiegano gli autori «In America non si risparmia abbastanza dice - perché gli americani faticano a vedere il vantaggio del risparmio. Basterebbe che le aziende offrissero ai dipendenti un programma nel quale dal loro stipendio viene prelevata progressivamente una trattenuta più alta con il crescere dello stipendio, accantonata a tassi sempre migliori. Nelle società che ci hanno provato, il grado di risparmio è triplicato». Siamo, dice il "behaviourista" , animali notoriamente abitudinari e condizionabili. Lo sanno i casinò, che da tempo conoscono l' architettura del gioco e studiano arredamenti e percorsi nei quali noi topolini smarriamo il senso del tempo e del luogo e siamo indotti a giocare. Dunque, perché non applicare alla vita quotidiana quella che Thaler e Sunstein battezzano "l' architettura della scelta"? «Immaginate la caffetteria di una scuola o il bancone di un buffet. La prima cosa che chi entra vede sono le patate fritte, gli hamburger, la pancetta, mentre frutta, verdura, cibi sani sono spesso i più lontani. Vi garantisco che chiunque, anche il più igienista, tenderà a cadere in tentazione. Io non voglio che le patate fritte o le salsicce siano proibite. Vorrei che fossero la scelta più difficile, più lontana. Poi, se uno vuole imbottirsi di pancetta fritta, lo faccia pure. Ma noi lo avremo spinto, senza costringerlo, a prendere la decisione migliore per lui, per l' ambiente, per l' economia generale». Negli anni folli dei mutui poi divenuti inesorabilmente "tossici", la caffetteria della finanza offriva ai poveri consumatori rintronati e agli stessi operatori professionali, un buffet di opzioni nel quale le peggiori, le più rischiose, erano le meglio esposte, le più ghiotte. Ovvio che i topolini si sarebbero indirizzati verso di esse. L' esperienza dimostra che, di fronte a troppe scelte, il cittadino tende a procrastinare, a rinviare, a buttarsi sulla prima che vede, pur di non perdere la testa. Inutile imporre norme e briglie, se la confusione rimane stordente, il predatore avrà sempre buon gioco. Ma ingiusto sarebbe ancora ridurle d' imperio governativo. Il "liberista paternalista" deve invece indirizzare verso le opzioni più intelligenti e obbiettivamente dimostrabili e documentate. Se poi preferisce puntare tutto alla roulette, buona fortuna. Dunque, gomitatine gentili, "spintarelle garbate", "architettura delle buone scelte" in un quadro politico che garantisca ogni libertà di azione, ma non abbia paura di indicare quali siano giuste e quali sbagliate, sono il pensiero che spiega non soltanto il successo di questo libro, ma che spiega anche un po' di quell' enigma Obama che sta facendo impazzire i denigratori e innervosisce spesso anche gli estimatori, che lo trovano eccessivamente ottimista, quasi utopistico nella sua speranza di poter riformare gentilmente i comportamenti fallimentari del consumismo onnivoro e della speculazione furiosa.

(Repubblica 5-5-09 ).

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