Occorrerà che qualcuno si occupi di quello che avviene dentro l’azienda perché lì si determinano le condizioni per lo sviluppo

Ecco come un giornalista lucido (Marco Panara su La Repubblica) riesca a descrivere più efficacemente di tanti economisti, quali siano le ragioni per le quali la produttività in Italia non cresce: "Ce ne sono di due ordini, il primo è quello che accade dentro l’impresa e il secondo (non in ordine di importanza) è quello che c’è fuori, ovvero il famigerato contesto.

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Uno scenario inimmaginabile che evolve in modo esponenziale

Non so quanti abbiano una piena consapevolezza di come stia evolvendo il contesto tecnologico e in che modo ciò influenza la vita di tutti gli esseri umani. Uno scenario che si evolve in modo esponenziale, tanto velocemente da essere inimmaginabile. Forse questo video potrebbe consentire loro di riflettere. Un video che aggiorna al 2014 lo scenario realizzato nel giugno 2007 nel famoso video "Did you know?"  da Karl Fisch e Scott McLeod

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L'anomalia italiana sta nella dimensione delle imprese

L’anomalia italiana - che rappresenta uno degli ostacoli sulla via del recupero della produttività di sistema - sta nella struttura dell’industria manifatturiera per classi dimensionali: molte piccole imprese, poche medio-grandi (vedasi tabella in fondo). Le imprese manifatturiere con meno di 50 addetti coprono 55% degli occupati contro 35% media EU-15 (Spagna 51%, Portogallo e Grecia 46%). Purtroppo essere piccoli non è sempre bello …..ma soprattutto impedisce di essere innovativi, competitivi, e conseguire adeguati livelli di produttività...

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Un patto per la produttività che gevoli la transizione ai nuovi modelli organizzativi

Su Repubblica due articoli  del 10/9 e dell’8/10 scorso, alcuni economisti confermano che l'economia italiana è attanagliata, fin dal lontano 1995, da una crisi di produttività che erode drammaticamente le sue prospettive di crescita, e che la mancanza di risorse, particolarmente accentuata dai tagli alla finanza pubblica, rende quanto meno fioca la prospettata 'politica industriale'. Comunque concordano che....

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La politica dell’innovazione dovrebbe essere sinonimo di politica industriale

La ricetta dell’economista F. Onida in un suo contributo del 25 gennaio su Sole 24Ore :
Primo. Va riconquistato il ruolo assolutamente centrale dell’innovazione tecnologica (e organizzativa!) come motore di riconversione continua dell’intero tessuto di industria e servizi, necessario per rilanciare la produttività e generare nuovi posti lavoro a medio e alto valore aggiunto nella competizione globale. Per usare le parole del CEO della Dow Chemical “occorre riprogettare il manifatturiero del futuro”.....

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Per un nuovo Patto Sociale sulla produttività e la crescita

Oggigiorno, in un contesto come quello italiano, la crescita della produttività può scaturire solo da due condizioni:
- eliminazione delle posizioni di rendita, indispensabile per incentivare gli investimenti produttivi;
- investimenti nelle nuove tecnologie, nel capitale organizzativo e nello sviluppo delle competenze.
Se la prima condizione è il presupposto, la seconda offre le moderne ‘chiavi’ per dischiudere la dinamica della produttività. In aggiunta, è ormai largamente documentato il grande impatto sulla produttività delle cosiddette ‘nuove pratiche di lavoro ad alta performance’ (NPL), pratiche che devono essere adottate 'in grappolo’ (non singolarmente e isolatamente l’una dalle altre) se si vogliono ottenere risultati positivi, e che includono fra le altre coinvolgimenti e ‘buone’ relazioni industriali.

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